Medicina Estetica – I materiali bioristrutturanti nuovi: il fosfato tricalcico
Anteprima della pubblicazione sul libro dei filler a cura del Prof. Pasquale Motolese.
Redaelli Alessio Luglio 2007
Introduzione:
tra i materiali ristrutturanti che provocano una azione di neocollagenesi, il fosfato tricalcico rappresenta una interessante novità.
L’origine è data dalle ceramiche, che sono materiali non metallici e non organici.
Si tratta di un prodotto già confezionato, pronto all’uso, che non necessita come la maggioranza dei filler, di prova allergica, né di diluizione prima dell’uso.
Infatti il fosfato tricalcico per uso cosmetico non è in sospensione acquosa come l’acido polilattico, ma è disperso in acido jaluronico.
Quindi coniuga all’effetto ristrutturante tipico di questi materiali, un effetto filler immediato dato dall’acido jaluronico.
Materiali: il fosfato tricalcico e l’acido jaluronico.
Il fosfato tricalcico, la cui formula chimica è Ca10(PO4)6(OH)2, appartiene alla grande categoria delle ceramiche sintetiche bioriassorbibili.
Anche l’idrossiapatite appartiene a questa categoria di prodotti, ma sicuramente vi sono notevoli differenze tra i materiali, in primo luogo la scomparsa dai tessuti che è assai più veloce nel caso del fosfato tricalcico.
Il prodotto è ovviamente inerte chimicamente, bioriassorbibile e biocompatibile.
Le particelle di fosfato tricalcico hanno diametro medio di 40 Micron.
Una volta impiantato, il fosfato tricalcico vienefagocitato dai macrofagi e lentamente degradato per idratazione in ioni calcio e fosforo.
Lo ialuronato di sodio è presente in tutti gli organismi viventi nella matrice intercellulare, nei liquidi sinoviali e nelle cartilagini.
Quello usato nel gel in associazione al fosfato tricalcico ha un peso molecolare tra i 2 e i 3 milioni di Dalton.
Tecnica iniettiva:
La tecnica iniettiva, anche se ancora limitata è la reale esperienza degli utilizzatori, è basata sui due effetti dati dalla preparazione: l’effetto filler dell’acido jaluronico e l’effetto di neocollagenesi dato dal fosfato tricalcico.
Quindi si tratta di un prodotto da usare sempre profondamente, sottodermico, ma sfruttando anche questo effetto filler immediato che ci permette di dare subito un risultato visibile.
I migliori distretti sono sicuramente gli zigomi e i solchi naso genieni, ma anche il bordo mandibolare e la zona delle guance rispondono molto bene al prodotto.
A parere dell’autore invece le zone mimiche e con cute sottile, sono meno indicate.
Non vi è ancora esperienza in altri distretti corporei, sempre in ambito estetico.
La tecnica è sempre di tunnellizzazione retrograda, avendo cura di depositare poco materiale per volta, meglio profondamente almeno nel derma profondo.
Bisogna stare attenti, le prime volte, alla estrema facilità iniettiva.
Infatti il prodotto è molto morbido e questo si risolve in una assoluta facilità d’impianto. Al contrario è assolutamente da evitare qualsiasi sovradosaggio, ed il consiglio è quello di eseguire sedute successive evitando di usare troppo materiale per volta.
Tra le sedute conviene comunque aspettare un congruo lasso di tempo per permettere la estrinsecazione dell’azione di neocollagenesi dovuta al fosfato tricalcico, generalmente 1 mese circa.
Comunque anche la tecnica iniettiva è in via di studio, e saranno possibili ulteriori affinamenti.
RISULTATI:
E’ ancora prematuro dare risultati a lunga distanza, ma i risultati preliminari sono buoni e l’autore non ha riscontrato l’insorgenza di effetti collaterali di rilievo.
Sono da sottolineare la grande facilità iniettiva e l’ottimo risultato estetico immediato.
Conclusioni:
Il fosfato tricalcico in gel di acido jaluronico rappresenta un interessante ed innovativo connubio che permette di coniugare un effetto filler immediato con l’effetto bioristrutturante del fosfato tricalcico che invece si sviluppa con una tempistica un poco più lenta, che ricorda quella di altri materiali di questo tipo.
I risultati preliminari sono buoni, ma è necessario attendere ulteriori conferme soprattutto per valutare eventuali effetti collaterali a lunga distanza, e la durata del risultato.
Scarsa a tutt’oggi la bibliografia sull’uso cosmetico del fosfato tricalcico nell’uomo.
BIBLIOGRAFIA:
- Cameron H.: Evaluation of a biodegradable ceramic, J Biomed Mat Res, 1977, 11, 179.17
- Eghtedari M.: B-tricalcium Phosphate Granules as an alternative material for ocular implantation. IJMS Vol.31, n°3, September 2006
- Hassler CR: Long term implants of solid tricalcium phosphate. Proc. 27th Ann.Conf.Eng.Bio., 16, 488,1974
- Monroe E, New calcium phosphate ceramic material for bone and tooth implants, J Dent Res 1971 Jul, 50(4), 860-861
- Van der Meulen: Inflammatory response and degradation of three types of calcium Phosphate ceramic in non osseous environment. J Biomed mater Res. 1999 Jan; 44(1): 78-86